News » L’autore Fabio Pisano vince il Premio Ugo Betti per la drammaturgia 2024

Home » L’autore Fabio Pisano vince il Premio Ugo Betti per la drammaturgia 2024

Si è conclusa sabato 8 giugno 2024 con la cerimonia di premiazione, andata in scena presso l’Auditorium Andrea Bocelli (Accademia della Musica), la XIX edizione del “Premio Ugo Betti per la drammaturgia”, importante concorso di assoluto livello nazionale organizzato dal Comune di Camerino con il suo Centro studi teatrali e letterari Ugo Betti, con il patrocinio dell’Università degli Studi di Camerino.

La giuria, all’unanimità, ha assegnato il premio all’opera “Il numero esatto” di Fabio Pisano, autore di Napoli. Hanno partecipato a questa edizione 22 autori provenienti da più parti d’Italia (Bari, Udine, Verona, Grosseto, Catanzaro, Bologna, Foggia, Napoli, Milano e addirittura dalla Svizzera.

La cerimonia ha vissuto l’apertura dedicata ai saluti istituzionali di Roberto Lucarelli, sindaco di Camerino, Graziano Leoni, rettore Unicam, Antonella Nalli, assessore alla Cultura, e Francesco Rosati, direttore tecnico-scientifico del Centro studi teatrali e letterari Ugo Betti. Spazio poi a “Tempo e memoria in Ugo Betti”, relazione a cura di Carla Carotenuto, docente di Letteratura italiana contemporanea Unimc, all’interpretazione di Ugo Betti da parte di Massimo Raiconi mentre Luca Giarritta ha eseguito musiche di Chopin, Liszt e Schumann.

Poi il momento della premiazione, introdotto da Marco De Marinis, presidente della giuria della XIX edizione del “Premio Ugo Betti per la drammaturgia” composta da Lucia Chiatti, Pierfrancesco Giannangeli, Gilberto Santini, Massimo Marino, segretaria Donatella Pazzelli. La giuria ha valutato in forma anonima i testi e i lavori si sono protratti fino ai primi giorni di giugno poi la decisione di assegnare il Premio a Fabio Pisano.

I Premi Ugo Betti per la drammaturgia e Ugo Betti per i giovani assegnati in questa settimana sono stati approvati e deliberati dal consiglio comunale di Camerino secondo quanto predisposto dai componenti del Centro studi teatrali e letterari “Ugo Betti”: il direttore tecnico-scientifico Francesco Rosati, Carla Carotenuto, Angela Amici, Sonia Cavirani e la segretaria Donatella Pazzelli.

Il vincitore del Premio Ugo Betti 2024 Fabio Pisano

Fabio Pisano nasce a Napoli il ventisette settembre del 1986. Dopo il aver completato il percorso di studi in scienze biotecnologiche, studia drammaturgia con Maestri della scena internazionale, tra cui Mark Ravenhill, Martin Crimp, Enzo Moscato, Laura Curino, Davide Carnevali; fertile l’incontro con la nuova scena spagnola e i suoi protagonisti tra cui Ana Fernandez Valbuena, Josè Manuel Mora, e con Esteve Soler. In seguito si avvicina alla regia grazie alla conoscenza e allo studio con registi quali Luis Pasqual, Oskaras Korsunovas, Massimiliano Civica. I suoi testi sono rappresentati in Italia e all’estero, dal teatro Bellini al Piccolo Teatro Grassi di Milano. Vince diversi premi, tra cui il premio Hystrio con il testo “Hospes, -itis”, il Premio Salvatore Quasimodo, il Premio Fersen che gli è valsa la pubblicazione del testo Una Storia di Impossibilità, l’Italian & American Playwrights Project/3rd edition; si avvicina alla scrittura per il cinema, da soggettista e sceneggiatore del corto “Le (S)confessioni”, che riceve diversi riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui la “Honorable Mention For Best Original Story” al festival Internazionale ISA – Indipendent Shorts Awards di Los Angeles; da soggettista del lungometraggio “Celeste”, arriva in finale del Premio Solinas 2021. Vincitore del Premio Nuove Sensibilità 2.0 / Fondo di Garanzia per le Idee, promosso dal Teatro Pubblico Campano (2022), oggi ottiene anche il podio del XIX Premio Ugo Betti per la drammaturgia di Camerino.

MOTIVAZIONE
Il numero esatto è una sorta di viaggio di Alice (questo il nome, ovviamente non casuale, della protagonista) nel mistero via via più fitto della propria nascita. Cammino segnato dalla dolente impossibilità di dire “chi si è”, perché – sono sue parole – “s’è aperta una voragine io ora sono dentro un pozzo al buio”. Un quartetto di donne si divide la responsabilità della sua maternità: una prima madre, una gestante, una tata e una seconda madre. Quasi ci si perde a seguire questa catena di madri che non lo sono mai fino in fondo, ognuna in qualche modo “sbagliata”, “non giusta”, come recita il testo. In particolare, e anche questo non è casuale, l’unica madre biologica (la “proprietaria degli ovuli”, come viene definita), che appare anche come quella più sprovvista del cosiddetto “istinto materno”. Di pagina in pagina il testo fa deflagrare ogni idea consolatoria della maternità in un confronto feroce col reale, “perché è solo un mito che le madri debbano qualcosa alle loro figlie”.
Il numero esatto può essere letto anche come una metafora, nei suoi chiaroscuri, nel suo variare senza soluzione di continuità dal personale all’universale, a partire dalla collocazione geografica di gestazione e nascita della protagonista, divisa tra l’Ucraina, ancora in fiamme dopo vent’anni per l’attacco russo, e la Russia da cui proviene la tata, e di cui si cita en passant anche “l’ultimo zar”.
Un viaggio che è al tempo stesso un’indagine acuminata e dolente sulla femminilità, mutuando innanzitutto da Caryl Churchill – autrice inglese di culto a cui il testo è espressamente dedicato – forme e ritmi del linguaggio, nervoso e frammentato. Un linguaggio capace di aderire alla realtà in maniera nitida, dando vita ad un affresco che i personaggi vanno componendo negli accaniti e serrati confronti a due che danno forma al testo. Un testo scritto con mano quasi sempre sicura, ad alta vocazione scenica, il cui approdo in palcoscenico – che ci si augura prossimo e felice – sicuramente aiuterà a renderlo ancora più asciutto e affilato.